2.1 I soggetti protagonisti del bullismo
Il bullismo è un fenomeno di natura relazionale in cui figurano almeno due coprotagonisti, ma vede la partecipazione di altri attori.
Esistono dunque diverse figure:
- Il bullo: è effettivamente colui che attua le prepotenze nei confronti degli altri
- L’aiutante: è un seguace del bullo. Spesso anche lui agisce in modo prepotente.
- Il sostenitore: è colui che ridendo, incitando o semplicemente osservando tende a rinforzare il comportamento del bullo
- La vittima: è chi subisce le prepotenze
- Il difensore: è colui che prende le difese della vittima cercando di consolarla o di far cessare le prepotenze
- L’esterno: è uno spettatore passivo che cerca di rimanere fuori dalla situazione
Il bullo
Esistono diverse tipologie di bullo. In linea generale, si fa riferimento ad un ragazzo che sente la necessità di padroneggiare sugli altri, sente un forte bisogno di potere e di autoaffermazione, cerca di imporsi con prepotenza e arroganza. Il bullo tende a predominare sugli altri infondendo terrore, colpendo i più deboli, i più piccoli e i più indifesi, servendosi quando occorre dell’omertà e delle complicità dei suoi seguaci. Nella maggior parte dei casi usa la forza, la sfrontatezza o la popolarità all’interno del gruppo, per raggiungere i suoi scopo: ha in genere una corporatura fisica che gli consente di farlo, una grande autostima di sé ed è frequentemente appoggiato da presunti sostenitori. Tipicamente è un ragazzo a cui piace farsi valere, che presenta personalità dominante e un temperamento decisamente impulsivo, che si manifesta facilmente quando si sente sotto pressione. L’intenzione è quella di spaventare gli altri, per fargli percepire la loro forza e potenza e per cercare di avere un controllo sulla vittima. In realtà spesso è una persona assolutamente fragile, che non possiede nessuna di queste caratteristiche, ma che con questo comportamento cerca di nascondere al meglio i suoi "difetti". Solitamente il bullo adottando i comportamenti descritti ha difficoltà a seguire le regole e ad autocontrollarsi: il suo atteggiamento nella maggior parte dei casi è propenso alla violenza, non solo nei confronti dei coetanei ma anche verso gli adulti di riferimento (genitori e insegnanti). La violenza rappresenta l’unico mezzo che conosce per esprimersi, comunicare ma anche ottenere vantaggi e acquisire prestigio. Non prova compassione nei confronti della vittima perché possiede scarse capacità empatiche e una scarsa consapevolezza delle sue azioni, per questo spesso non sono in grado di avere rimorsi e sensi di colpa dopo aver ferito un’altra persona.
Bullo dominante
Molto spesso è un ragazzo che presenta un atteggiamento favorevole verso la violenza, sente un forte bisogno di potere e non riesce facilmente a rispettare le regole imposte. E’ in genere di sesso maschile, più forte fisicamente o psicologicamente rispetto agli altri compagni, impulsivo e irascibile, particolarmente abile nello sport e nei giochi grazie alla sua maggiore forza fisica, è molto popolare soprattutto tra i più piccoli. Ha una grande autostima di sé stesso, non soffre di ansia o insicurezza, e spesso possiede elevate abilità sociali, che utilizza però al fine di manipolare la situazione a proprio vantaggio. Anche la violenza viene usata come strategia lecita per raggiungere una maggiore autoaffermazione. L’aggressività e la forza, rivolta sia verso i suoi compagni che verso gli adulti, rappresentano la sua consueta modalità di comunicare con gli altri perché, è attraverso questa, che riesce ad ottenere ciò che desidera. E’ una persona estremamente egoista, che non prova empatia per la vittima, per questo tende a giustificare sempre il suo comportamento. Possiede un sistema di credenze che è rivolto a giustificare la discriminazione e la sottomissione dei più deboli. Nell’ambito scolastico ha un basso rendimento e tende con facilità ad abbandonare gli studi. La sua autoefficacia deriva dalla dominanza dell’altro. L’orientamento alla dominanza sociale fa sì che vengano valorizzate e legittimate le relazioni gerarchiche.
Bullo gregario
E’ colui che aiuta il bullo dominante nel compiere le sue violenze. Non è quindi lui che prende l’iniziativa, perché spesso è un soggetto ansioso e insicuro. Presenta difficoltà a livello scolastico. Non è molto popolare nel gruppo e dunque, tende a farsi trasportare dagli altri fino a diventare un aiutante o un sostenitore del bullo dominante: crede che aggregandosi a lui potrà essere considerato allo stesso modo, un vincente, e potrà aumentare la sua autostima. Nutre un senso di colpa nei confronti della vittima, perché, a differenza del bullo dominante, ha buone capacità empatiche che gli permettono di immedesimarsi nei panni della vittima stessa.
Bullo-vittima
E’ un ragazzo spesso irritabile ed emotivamente instabile, che non riesce a gestire in modo appropriato le proprie emozioni. Ha difficoltà sia sul piano cognitivo che dell’attenzione. È inoltre molto impopolare tra i compagni.
Bullo pro-attivo
Presenta un comportamento pianificato e calcolato che mette in atto per il raggiungimento dei propri obiettivi. In genere ha buone capacità comunicative ma non empatiche.
Bullo reattivo
Non riesce a tollerare le frustrazioni e presenta una forte impulsività e un’incapacità nella regolazione delle emozioni. La vittima La vittima generalmente si presenta come più ansiosa e insicura rispetto agli altri. Nel caso di vittima di sesso maschile, in linea di massima è fisicamente più debole rispetto alla media. E’ caratterizzata da estrema timidezza e molto spesso ha una pessima opinione di se: si considera “sfigata”, una fallita. Si percepisce poco attraente, poco affabile, stupida e brutta. Quando riceve attacchi da parte di altri, reagisce piangendo e chiudendosi ancor di più in se stessa. Ciò provoca un aumento dell’insicurezza, dello stato di ansia e della valutazione negativa riguardo sé stesse. In genere, a scuola è molto impopolare, o conosciuta più che altro a seguito delle sue vicissitudini, per questo non ha amici con cui confidarsi e trascorre la maggior parte del tempo in solitudine.
Nella vittima si incontrano alcuni indicatori di una violenza:
- Sintomi Ansiosi: agitazione fisica e psicomotoria, tic nervosi, incubi notturni e alterazione del ritmo sonno-veglia, alterazione dell’appetito, paura diffusa e evitamento dei contesti di gruppo.
- Sintomi Somatici: mal di pancia, problemi gastrointestinali, mal di testa, dermatiti.
- Sintomi Depressivi: apatia e disinteresse, affaticamento, tristezza, astenia, esplosioni improvvise di rabbia, isolamento ingiustificato
La vittima passiva
Può essere descritta come una persona estremamente debole psicologicamente, caratterizzata da un modello sottomesso, che subisce le prepotenze senza riuscire a reagire. Spesso, nel caso di maschi, sono ragazzi particolarmente deboli anche a livello fisico, e per questo, oggetto di bersaglio da parte dei bulli. Nella maggior parte dei casi si delinea come un ragazzo/a estremamente sensibile, cauto e calmo che non sembra in alcun modo provocare le prepotenze subite. La timidezza, l’insicurezza, la vulnerabilità e la fragilità sono le sue caratteristiche principali.
La vittima provocatrice
I ragazzi definiti “bulli-vittima”, ossia quei soggetti che oltre a compiere le prepotenze, le subiscono, rientrano in questa categoria. In genere si fa riferimento a soggetti non troppo popolari tra i compagni. Vengono definiti vittime aggressive o provocatrici perché spesso hanno atteggiamenti provocatori verso i compagni: stuzzicano il bullo, fino a che questo non risponde con un’azione di prepotenza. Questa loro modalità innesca un circolo vizioso nel quale prevale un’alta conflittualità. Sono soggetti che hanno difficoltà a gestisce correttamente e in modo appropriato le emozioni, e che utilizzano uno stile di interazione aggressivo. Presentano frequentemente difficoltà sul piano cognitivo, dell’apprendimento e dell’attenzione.
Il gruppo
Molto spesso di fronte ad un episodio di bullismo, non si tiene conto dell’influenza esercitata dal gruppo e più facilmente l’attenzione viene rivolta specificatamente nei confronti del bullo e della vittima. Il gruppo invece, che frequentemente nutre sentimenti di ammirazione e simpatia nei confronti dei bulli, assume un valore decisivo rispetto alla possibilità di favorire o inibire il fenomeno. Accade che in alcune occasioni gli episodi di prepotenza vengano celati, in un clima di omertà, agli insegnanti e ai genitori: i ragazzi non riescono a trovare il coraggio di affrontare e combattere il bullo. Certamente la situazione è diversa a seconda che si parli di soggetti che sostengono il bullo, o restano indifferenti a guardare.
Le possibili reazioni di fronte ad un episodio violento possono essere diverse:
- assistere e manifestare interesse verso le azioni del bullo
- mostrare indifferenza allontanandosi
- intervenire in difesa della vittima
Tali reazioni sono influenzate anche dal timore di ritorsioni percepite dagli osservatori, dal senso di impotenza nel riuscire a risolvere la situazione, dall’imbarazzo che provano nei confronti della vittima, dal grado di amicizia e di conoscenza con la stessa. L’osservazione delle dinamiche di gruppo può dunque aiutare ad evidenziare all’interno dello stesso, le situazioni di maggiore difficoltà e conflitto e attivare di conseguenza attività che possano creare un clima meno aggressivo e più cooperativo. Spesso il comportamento dei ragazzi diventa maggiormente aggressivo quando questi sono sottoposti all’osservazione di un atto violento da parte di un altro soggetto. Se l’osservatore avrà una valutazione positiva rispetto a chi esegue l’azione, considerandolo, ad esempio, coraggioso e forte allora con molta probabilità tenderà a replicare tale comportamento e dunque l’effetto verrà amplificato.
Si parla appunto di contagio sociale, inteso come la tendenza ad imitare un modello di comportamento dominante. Nel caso di bulli passivi o gregari, ossia ragazzi particolarmente insicuri e dipendenti, il condizionamento sarà maggiore, questo perché essi nutrono il desiderio di affermarsi maggiormente ed ottenere più considerazione da parte dei compagni. Può succedere inoltre che alcuni soggetti, che in linea generale, hanno comportamenti corretti e non aggressivi, partecipino ad episodi di bullismo a seguito di una riduzione del senso di responsabilità individuale, che si riduce considerevolmente quando diverse persone prendono parte all’episodio. Ciò determina una conseguente diminuzione del loro senso di colpa. Un cambiamento può verificarsi inoltre, anche nei confronti della vittima che spesso può essere considerata responsabile della propria sorte e una persona talmente incapace da meritare di essere picchiata e molestata.
Miti da sfatare:
- chi subisce atti di bullismo, con il tempo diventerà più forte e sicura di sé
- il bullo è un ragazzo forte che attua tali comportamenti solo perché ha problemi familiari
- il bullismo si manifesta solo in ambienti degradati e in contesti socio-economici precari
I soggetti protagonisti del cyberbullismo
Il cyberbullo
E’ una persona immatura che tenta di mettersi in mostra. Da un punto di vista affettivo, presenta un’incapacità nel gestire le proprie emozioni soprattutto in riferimento al senso di colpa o la vergogna, non riesce a relazionarsi con gli altri e che non conosce le regole del viver comune. La diversità, nelle sue varie sfaccettature, è certamente uno dei criteri di elezione che il cyberbullo applica nello scegliere la sua vittima: vestirsi in modo insolito, essere sovrappeso, avere un credo o un orientamento politico differente dal suo, avere un colore diverso di pelle o essere i più bravi a scuola, possono essere le caratteristiche principali che attirano la sua attenzione. Le motivazioni che portano il cyberbullo ad attuare le sue azioni di prepotenza possono riferirsi al suo desiderio di ottenere popolarità all’interno di un gruppo, o semplicemente per divertimento o noia. Egli compie con estrema facilità le sue aggressioni soprattutto perché, non si accorge della sofferenza e del danno procurato, non vedendo con i propri occhi l’effetto della solitudine, e dunque non lo contempla e non se ne rende conto. Il disimpegno morale, alla base del quale vi è il concetto di deumanizzazione delle vittime, ossia il fatto di non percepirle più come umani, costituisce uno dei meccanismi psicologici che spingono il cyberbullo a perseguitare: riesce a dissociarsi dal dispiacere che gli viene procurato. A determinarlo è un maggiore appiattimento del vissuto dell’empatia che frenerebbe lo sviluppo del senso di colpa di fronte alla sofferenza altrui.
La deumanizzazione ed il disimpegno morale vengono altresì accentuati e amplificati dal fatto che, nel cyberbullismo, sussiste l’assenza di contatto reale tra il bullo e la vittima (face to face contact).
La vittima
Così come nel bullismo, anche nel cyberbullismo la vittima viene identificata come una persona estremamente fragile, chiusa, con un bassa autostima e un carattere ansioso e insicuro. E’ in genere una persona che sente un forte bisogno di protezione, che non è capace di difendersi dalle prevaricazioni e che per questo tende ad isolarsi e a chiudersi in se stessa. Non riesce a confidare a nessuno il suo problema, ad avere relazioni sociali e si colpevolizza continuamente per questo suo modo di essere. A scuola non ha un buon rendimento e non una persona abile né nello sport né nel gioco in generale.
Anche nel cyberbullismo si parla di vittima passiva o provocatrice.
In caso di cyberbullismo, il gruppo ricopre un ruolo ancora più evidente in quanto la responsabilità viene estesa non solo a chi agisce, ma anche a chi “semplicemente” visiona un video e decide di inoltrarlo ad altri, ride o rimane indifferente.
Il cyberbullismo può attuarsi in diverse modalità: attraverso un attacco diretto alla vittima da parte del carnefice, che spesso usa l’anonimato; oppure in maniera indiretta attraverso la diffusione di immagini, video, notizie, in rete o tramite sms, che riguardano la vittima. Tali informazioni vengono diffuse a un gruppo estesissimo di astanti (bystanders) che acquisiscono un ruolo di responsabilità attiva nei confronti delle vittime (anche se, paradossalmente non le conoscono) e divengono dunque uno “strumento” fondamentale, utilizzato dal cyberbullo, per estendere in maniera esponenziale il suo operato.
E’ bene infine sottolineare che osservare, assistere, condividere e diffondere video, commenti, insulti, offese e passare la voce ad altre persone con l’intento di deriderle e ridicolizzarle agli occhi degli altri, comporta delle responsabilità. Pertanto anche chi osserva è responsabile e colpevole, anche se in maniera diversa.
ATTIVITA’
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Come puoi passare dall'essere uno spettatore ad un difensore? (Non c'è una risposta corretta).
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