1.3 Cyberbullismo- Definizione del fenomeno
Molto spesso capita che conflittualità lievi o acute tra coetanei possano diventare azioni di prepotenza e prevaricazione attuate anche via internet, con gravi effetti di amplificazione per le vittime. E’ importante e utile promuovere e agevolare un confronto diretto tra i soggetti interessati per evitare che le antipatie perdurino e che la situazione sfoci in qualcosa di più grave. La pubblicazione di foto, video o informazioni private della vittima, la diffusione di maldicenze attraverso strumenti e mezzi tecnologici come il cellulare o la posta elettronica, o l’attuazione di minacce ripetute dirette alla vittima, sono solo alcuni esempi di azioni di cyberbullismo. La facilità e la competenza con cui le nuove generazioni utilizzano la tecnologia permette loro di perpetrare aggressioni informatiche. L’autore della prepotenza e la vittima sono divisi da uno schermo di un computer o dal display di uno smartphone: ciò impedisce la piena comprensione di quanto doloroso sia quello che subisce la vittima o quanto sia grave l’azione attuata dal cyberbullo. Questi atti vengono attuati allo scopo di insultare, ledere la reputazione, incutere timore o paura in qualcuno, ottenere popolarità all’interno di un gruppo, o semplicemente divertirsi o combattere la noia. Si tratta quindi di prepotenze intenzionali (differenti da ciò che può essere uno scherzo o un litigio) compiute in maniera duratura (almeno per qualche mese) e sistematica, a danno della stessa, o stesse, persona/e, in cui sussiste una situazione di squilibrio di forze, dove chi ha il potere, virtuale in questo caso, lo esercita a danno di chi è più debole. Sul web, la platea che assiste alla vessazione è esponenzialmente numerosa e dunque il tam-tam sociale, che ne sussegue è reso ancora più rapido e gravoso, se diffamatorio. Per questo, spesso, la vittima sviluppa pensieri paranoici perché crede, che anche in sua assenza, il vociferare nella rete riguardo lei, sia incessante, continuo e costante.
CARATTERISTICHE PRINCIPALI
La possibilità di avere un’identità anonima e la difficoltà nel rintracciare l’autore delle prepotenze, che può avvenire solo a seguito di una formale denuncia alla Polizia Postale e delle Comunicazioni, facilita l’emissione di comportamenti persecutori in rete ed elimina la preoccupazione legata al fatto di essere scoperti, disapprovati o puniti. La semplicità nell’accesso alla rete permette inoltre al materiale divulgato di circolare tranquillamente e incondizionatamente senzasenza limiti di orari e permanere sui siti per lungo tempo. In questa situazione, il disimpegno morale (Bandura, 2002) può essere considerato uno fra i meccanismi psicologici che spingono il cyberbullo a perseguitare qualcuno. Si verifica ciò che viene chiamata “deumanizzazione delle vittime”: il cyberbullo finisce col dissociarsi dal dispiacere che verrebbe loro procurato. Questo appiattimento dell’empatia, (intesa come la capacità di “calzare i panni dell’altro”), frena il nascere e lo svilupparsi del senso di colpa di fronte alla sofferenza altrui. Infatti, nel cyberbullismo, l’assenza di un contatto reale tra ilil/la bulloragazzo/a che commette atti di bullismo e lail vittimatarget (face to face contact) facilita e amplifica la deumanizzazione. Inoltre, l’assenza di limiti di spazio e di tempo permette al fenomeno di diffondersi ovunque e all’infinito nel tempo, mentre l'invisibilità e la possibilità di creare una finta personalità e identità virtuale, permette al cyberbullo di accrescere il proprio potere: anche per questo il livello di disinibizione è alto, e in rete vengono attuate azioni differenti da quelle che si farebbero nella vita reale. Infatti la possibilità di essere "un'altra persona" online, può indebolire le remore etiche: il cyberbullo, infatti non vedendo realmente le conseguenze delle sue azioni, non si rende conto della gravità di ciò che sta facendo. Inoltre l’assenza di relazione e di conoscenza con l’altra persona, amplifica maggiormente tale fattore: molto spesso, infatti, nel bullismo elettronico le persone non si conoscono realmente tra loro. La difficile reperibilità del cyberbullo permette ancor di più la diffusione del fenomenofenomeno.